Il paese
Borore è un paese della provincia di Nuoro situato, a circa 400 metri di altitudine, al centro della Sardegna ai piedi della catena del Marghine, è facilmente raggiungibile dai principali centri isolani tramite la SS 131, le FF.SS. e la SP 33 Borore-Ottana-Nuoro. Confina con i territori di Macomer, Scano Montiferro, Santu Lussurgiu, Norbello, Aidomaggiore, Dualchi e Birori e possiede un territorio di grande interesse ambientale e naturalistico. Per la sua collocazione baricentrica, Borore può rappresentare un comodo punto di riferimento per visitare l'area centrale della Sardegna e la parte di costa che va da Bosa a Oristano.
Il vocabolo Borore, secondo la tesi più diffusa, sarebbe di derivazione fenicia (bor-hon), dall'unione tra bor (fonte, sorgente) e hon (ricchezza, abbondanza). In questo senso, il significato di bòrone sarebbe "terra ricca d'acqua/sorgenti".
Il territorio fu intensamente abitato fin dall'antichità sia per la fertilità del terreno e la buona presenza d'acqua sia perché luogo di passaggio obbligato fra settentrione e meridione dell'Isola. Di questo ne è testimonianza la presenza di numerosi e importanti monumenti archeologici (nuraghi, tombe di giganti, domus de janas, dolmen, menhir) che contribuiscono a rendere la visita turistica, a Borore, di rilevante interesse.
Secondo una leggenda orale le prime abitazioni che diedero vita a Borore furono edificate nel pressi del sito de Sa Crèsia Etza da Bore Istene, un pastore originario di Birori, dove vi edificò la sua pinnetta, in corrispondenza dell'omonima via a lui dedicata.
Borore è uno dei due comuni della Sardegna (assieme a Siamaggiore), ad avere riportato un caduto nella guerra di Crimea, si tratta del soldato Martino Pes Virdis[3].
Subito dopo il primo conflitto mondiale, nel 1919, il Ministero della guerra costruì a Borore uno dei primi campi di aviazione in Sardegna (assieme a quelli di Cagliari-Monserrato e Sassari), dove avviare in via sperimentale il servizio aeropostale giornaliero. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, il campo di Borore venne destinato ad accogliere l'attività aerea della RUNA (Reale unione nazionale aeronautica, già Aero Club d'Italia). A causa del conflitto, le attività diminuirono rapidamente. Nel 1943 il campo fu costantemente presidiato dai militari italiani, ma non ospitò reparti operativi, ospitando temporaneamente velivoli italiani e tedeschi. Con l'occupazione americana il campo di aviazione divenne un utile campo di emergenza per i velivoli alleati. Con la fine della guerra l'allora sindaco Rodolfo Sarti chiederà di rientrare in possesso dell'area, ma solo nel 1996 con l'amministrazione di Salvatore Ghisu il terreno passerà definitivamente al Comune[4].
Nel recente passato l'economia locale era basata sulla cerealicoltura e Borore fu, grazie alla grande laboriosità dei suoi cittadini, per molto tempo il granaio del territorio. Di notevole importanza era, e lo è tutt'oggi, l'allevamento ovino ma anche bovino ed equino e la produzione del formaggio, che veniva commercializzato in diversi centri dell'Isola.