Il territorio
Nel territorio di Calasetta, come nel resto della Sardegna, sono presenti testimonianze di antiche civiltà: insediamenti pre-nuragici, nuragici, fenici (IX - VIII sec.a.C.)punici e romani (seconda metà del III sec. a.C.). Il più antico documento sulla zona, il Compasso da Navegare, del VIII secolo, indica la cala dove il paese sorge col nome di Porto Barla. In una relazione spagnola del 1737 si menziona Calaseda e in un documento del 1754, relativo ad un progetto di colonizzazione, vengono indicati con Calasera la costa interessata e con Cala di Seta il suo entroterra. La storia del paese ha inizio nella seconda metŕ del '700 col programma di ripopolamento della parte settentrionale dell'isola di S.Antioco sancito dal governo Sabaudo subentrato in Sardegna a quello Spagnolo nel 1720.
Nel 1769 un gruppo di tabarchini, cioè di pegliesi e liguri che da generazioni vivevano nell'isolotto di Tabarca, presso Tunisi, per la pesca del corallo e che, dopo un assalto da parte del figlio del Bey di Tunisi avevano subito schiavitù e dispersione, chiese al governo sabaudo di potersi trasferire nell'isola di S.Antioco.
Accolta la richiesta, fu incaricato dell'infeudazione l'Ordine Cavalleresco dei SS.Maurizio e Lazzaro che firmò i capitoli della convenzione il 6 settembre 1770. In quegli stessi giorni i tabarchini poterono mettere piede nell'isola. Il progetto del paese fu delineato secondo un tracciato a reticolo dal luogotenente di artiglieria Belly.
Nel 1773 per incrementare la popolazione fu accolta la richiesta di alcune famiglie piemontesi di trasferirsi nel nuovo centro. Ad esse si devono le piantagioni di vigneti, divenute in breve una delle principali risorse economiche del paese. Avverse condizioni economiche, dovute a maltempo, epidemie, insufficienti aiuti governativi, portarono alla subinfeudazione del territorio (1781 - 1840) da parte del capitano Giovanni Porcile, palesatasi cosě fallimentare da indurre l'Ordine Mauriziano ad intervenire nuovamente in aiuto della popolazione. Il 14 gennaio 1793 la comunità calasettana subì l'occupazione dei francesi stanziatisi nell'isola di S.Pietro l'otto gennaio. Tale occupazione fu caratterizzata da una convivenza pacifica, cui pose fine, il 23 maggio, l'arrivo della flotta spagnola.
Cessata l'infeudazione e diventato comune del Regno, Calasetta entrò a far parte del circondario di Iglesias. Anche se le avverse condizioni ambientali, dovute a siccità, cavallette e crittogama della vite, indussero le famiglie piemontesi a ritornare ai luoghi di origine o a trasferirsi altrove, la popolazione calasettana poté vantare un incremento, tra il 1861 e il 1901, da 506 a 1547 abitanti. Risalgono al 1839 la costruzione della chiesa parrocchiale intitolata a S.Maurizio e all'ultimo decennio dell'800, o al primo del '900 la costruzione del Palazzo Comunale che domina la piazza principale.
La Torre di Calasetta, è situata nel centro storico di Calasetta, risale al 1756. Fu eretta per garantire protezione dagli attacchi provenienti dal mare e oggi è utilizzata per attività culturali, didattiche e per ospitare un importante raccolta di reperti fenicio punici. Atta a sorvegliare tutto lo specchio di mare e le coste tra le isole di Sant'Antioco e di San Pietro e la terraferma, consentiva una visuale che spaziava in un raggio di 20 Km. La massiccia Torre di Calasetta ha la classica forma a tronco di cono con un diametro di base di oltre 16 metri ed un' altezza di 11 metri sul terrazzo. Si compone di due ambienti sovrapposti, di cui quello sottostante - che contiene l'antica cisterna - è stato riportato alla luce in epoca recente.
La scala esterna, anch'essa di età moderna, conduce all'ingresso situato a 4 metri di quota. Si entra in una camera circolare di 10 metri di diametro, coperta con volta a cupola sorretta da un pilastro. Il vano è diviso in più ambienti da alcuni tramezzi già d'impianto, di cui si possono riconoscere l'alloggio dell'alcade e dei soldati. Tutte le troniere e il boccaporto di questa camera sono disposti in maniera simmetrica come agli spigoli di un esagono regolare. Dalla scala aperta sulla destra del boccaporto e ricavata nello spessore murario, si arriva al lastrico d'armi, oggi irriconoscibile dopo vari interventi che hanno trasformato merloni, cannoniere e garitte. Dell'antica struttura rimane parte del cordolo marcapiano in pietra.