Il paese
Ilbono sorge in una collina tra i comuni di Lanusei e Tortolì, circondato da un paesaggio riccamente coltivato a vigneti ed uliveti.
Il paese possiede un importante centro storico, sviluppatosi attorno all'antichissima Piazza di Funtana de Idda, la piazza principale,
dove convergono ancora oggi tutte le strade, alcune strettissime e ciottolate, altre più larghe per consentire un tempo il passaggio dei carri a buoi.
Tra le manifestazioni di rilievo è da ricordare la festa della Madonna delle Grazie, nella quale il simulacro ligneo della Vergine (datato al XVI secolo d.C.) viene fatto sfilare in processione per le vie del paese su un carro trainato da buoi. seguito da un corteo di giovani in costume tradizionale. La tradizione popolare vuole che la statua, ritrovata all'interno di una cassa di legno , fosse arrivata dal mare sulla spiaggia di Cea e trasportata a bordo di un carro verso il paese. Le chesette campestri di S. Cristoforo, di S. Pietro e di San Rocco sono la testimonianza dell'antica religiosità della società contadina. Ilbono è rinomato per le sue attività artigianali, per i ricami a mano e i pizzi eseguiti con "su vrevolitè", antico strumento sardo. Dal 2005 il comune è inserito nel circuito nazionale "Città dell'Olio", con lo scopo di promuovere e tutelare l'ambiente e il territorio olivicolo e diffondere la storia e la cultura espresse dall'olivo e dall'olio. Questa iniziativa si inserisce all'interno della sagra "Pane e Olio al frantoio" che si tiene ad Ilbono la prima domenica di Novembre.
L'origine etimologica del suo nome è assai controversa: secondo alcuni studiosi deriva da "sirbone", nome dialettale del cinghiale, mammifero tipico del territorio del paese; secondo altri il comune sarebbe stato fondato da un gruppo di abitanti di Troia emigrati in Sardegna in seguito alla distruzione della loro città ; secondo altri ancora il toponimo del paese ha origine dal nome "bun", che significa altezza, elevazione. Altri studiosi sostengono invece che il nome del paese abbia una matrice nuragica, confermata dall'esistenza nel territorio di nove nuraghi (secondo Emanuele Melis), e ben quattordici secondo Vittorio Angius.