Il paese
Genoni è un comune italiano di 832 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna, nella regione del Sarcidano. Il paese è dominato dal piccolo pianoro del colle di Santu Antine che si eleva sino all'altitudine di 590 metri. Sul territorio comunale sono presenti numerosi elementi d'interesse dal punto di vista naturalistico, paesaggistico ed archeologico.
Genoni è situata nei pressi dell'altopiano della Giara di Gesturi: 1700 dei 4200 ettari dell'altopiano, infatti, ricadono nei suoi confini comunali. L'altopiano, di origine vulcanica, ha una elevata valenza naturalistica e nel 1995 è stata proposta come Sito di Importanza Comunitaria[2]. L'origine dell'altopiano risale al Miocene, quando l'area era ancora ricoperta dal mare. Il territorio della Giara è caratterizzato dalla presenza di nuraghi, da una flora peculiare, adattatasi all'altitudine (con sottospecie endemiche di quercia da sughero, leccio, roverella, cisto, corbezzolo, mirto), da laghetti naturali e stagionali di raccolta dell'acqua piovana chiamati paulis, ma soprattutto dal cavallino della Giara, equide di dimensioni ridotte, introdotto nell'isola dai Fenici e rinselvatichitosi nell'habitat dell'altipiano. Oggi sull'altopiano si contano oltre seicento esemplari; Genoni ospita in località Impera Lavra un centro di custodia curato da personale dell'Istituto di Incremento Ippico della Regione Sardegna.
Il toponimo non è di origine certa ma la leggenda vuole che il nome derivi dalla Dea Giunone alla quale sembra fosse dedicato un tempio di epoca Romana costruito sulla sommità del colle di Santu Antine.
Nell'autorevole dizionario Angius - Casalis il paese di Genoni viene descritto come "un villaggio della Sardegna nella provincia e prefettura d'Isili e nel mandamento di Laconi compreso nella Parte-Valenza che fu una della curatorie del regno d'Arborea". L'origine antichissima del paese è attestata dalle numerosi siti archeologici presenti nel territorio.
In epoca preistorica la presenza antropica è rilevate nei siti di Is Piuncheddas e Is Piuncas Mannas ma è nel nuragico che il territorio risulta massicciamente antropizzato. Nella cartina di densità dei nuraghi, realizzata dal prof. Giovanni Lilliu, Genoni rientra fra le zone con densità superiore a 0,60 nuraghi per km², molti dei quali sono tuttora visitabili. Infatti, sono tuttora integri il nuraghe di Birìu e quello di Santu Perdu, mentre sparsi nelle campagne del paese, si possono notare i ruderi di Perdaligeri, Larunza, Duìdduru, Sussùni, Cijus, Bau-e-peddi, Monticordèris, Corrazzu, Scalamanna, Margini, Lorìas, Coccolò, Addòri, norache Longu, Tresbìas, Corongìu, Santamaria, Giàru e i quattro detti Gurdilonis.
La posizione sopraelevata del colle di Santu Antine, su cui è adagiato il centro urbano di Genoni, ha sicuramente invitato le popolazioni, sin dai tempi più remoti, a stabilirsi in quest'area. Infatti, numerosi reperti Punici, Romani e molto probabilmente anche Vandali testimoniano che queste popolazioni scelsero di abitare sia la Giara che il colle di Santu Antine.
Sempre sulla sommità del colle di Santu Antine da segnalare le mura di una fortezza punica, le rovine di una chiesa romanica dedicata a Sant'Elena e San Costantino Magno ed un pozzo costruito in età nuragica profondo 39 metri (il più profondo in Sardegna) all'interno del quale sono stati rinvenuti in stratigrafia interessanti reperti tra i quali un raro esemplare di argano meccanico per il sollevamento dell'acqua risalente alla dominazione Romana.
Ancora i villaggi nuragici di Santu Pedru, Mammuzzola e sulla Giara di Genoni i siti di Bruncu Suergiu ed il pozzo sacro di Sa corona arrubia confermano la forte presenza antropica sin dalle epoche più remote anche se il paese non ha mai raggiunto grosse dimensioni, probabilmente a causa della posizione defilata rispetto alle vie principali. Di particolare rilevanza la presenza nel centro urbano dei ruderi dell'ex convento dei frati minori osservanti edificato e dedicato nel 1638 a San Sebastiano. La chiesa, conservata nel tempo e restaurata è oggi dedicata alla Madonna del Sacro Cuore.
In località Duidduru sono stati rinvenuti fossili e formazioni geologiche risalenti al primo ciclo sedimentario del Miocene, quando la zona era occupata da dei fondali marini di scarsa profondità in un clima tropicale[3]. Il sito è stato aperto al pubblico come Geopaleosito ed organizzato per le visite; questo è l'unico sito geopaleontologico visitabile della Sardegna ed uno dei pochi esistenti in Italia[senza fonte]. I fossili ed i ritrovamenti più importanti sono stati estratti ed esposti nel Paleo Archeo Centro, situato ai piedi del colle di Santu Antine. Nel Centro si affiancano all'esposizione dei reperti paleontologici l'esposizione dei reperti neolitici e di epoca romana rinvenuti nella zona del pozzo sacro nuragico di Santu Antine[4].