Il territorio
Foresta demaniale del Monte Traessu: massiccio alto 721 metri costituito da rocce basaltiche scavate in gole e dirupi, ricco di grotte, con manto boschivo costituito principalmente da sughere, roverelle, lecci e macchia mediterranea.
Area archeologica di Corruoe–Aidu: consente la comprensione delle diverse modalità di occupazione del territorio attraverso i secoli; Il sito consta infatti di due nuraghi, il primo monotorre, l’altro di tipo complesso con quattro torri disposte intorno ad un mastio principale, ed inoltre un insediamento di capanne ed una tomba di giganti riferibili all’età del bronzo. Le recenti indagini archeologiche hanno messo in luce una serie di edifici risalenti all’età tardo antica con fasi di vita sino all’alto medioevo.
Area archeologica di Santa Maria Iscalas: mostra la continuità di occupazione del sito dall’età del bronzo sino al pieno medioevo, come rilevano l’insediamento nuragico romano e l’omonimo edificio religioso. La chiesa, con pianta a croce greca, bracci voltati a botte e corpo centrale cupolato, consta nel suo aspetto esteriore di diversi corpi di fabbrica risalenti ai secoli XI e XIII ma verosimilmente fu fondata nel VI secolo d.C. durante il primo periodo di dominio bizantino in Sardegna. Essa costituisce uno degli esemplari più antichi dell’architettura religiosa dell’Isola. Abbandonata per oltre sette secoli, ritrova la luce nel 1959 grazie ad un volontario recupero degli abitanti e infine definitivamente restaurata, con intervento comunale, nel 1982.
Area "Su Cattari": itinerario interessante alla scoperta delle radici del mondo agropastorale, sorge tra le vestigia di monumenti nuragici, tuttora costellato dalle tipiche "pinnettas", riparo dei pastori per la notte e nel corso delle intemperie durante la stagione del pascolo.
Itinerario Speleologico: il Comune comprende un patrimonio speleologico caratterizzato da splendide grotte, quali Suiles e Sa Ucca ‘e Su Peltusu, che, con i suoi 3.180 m. di sviluppo interno è attualmente la grotta più lunga della provincia di Sassari.
Voragine di Mammuscone: antico vulcano spento nel Medioevo considerato dalla credulità popolare la porta dell' Inferno: si dice che per ordine del Clero o dei feudatari locali ( nobili iberici di ascendenze germaniche ) vi venissero gettate le adultere , i vecchi non più utili ai lavori di campagna ormai incapaci di pagare corvèe e decime , e sopratutto le coppie che si rifiutavano di sottostare allo Ius primae noctis , che veniva crudelmente imposto a tutte le donne .
Rio Alchennero: area caratterizzata dalle imponenti pareti calcaree, tra le quali scorre il fiume omonimo. Si segnalano le numerose necropoli ipogeiche del neolitico recente, tra le quali spicca quella di Furrighesos, e gli interessantissimi resti dell’insediamento nuragico in località Santu Pedru, sede di abitato in età romana e tardo antica e nel quale è verosimile porre l’ubicazione dello scomparso villaggio medioevale di Alchennor, noto nelle fonti documentali dell’epoca.
Murales: Cossoine presenta diversi murales che riassumono i momenti significativi della sua storia e delle sue tradizioni. Il Maestro Angelo Pilloni ha espresso nella magia dell’arte gli scorci paesaggistici del paese, la sua gente, la sua storia, la sua cultura.
L’attenzione prestata per i particolari, il tema trattato e la scenografia architettonica utilizzata, trasportano lo sguardo verso l’illusione del reale. Angelo Pilloni coinvolge i visitatori nella magia dell’inganno e allo stesso tempo ripercorre i momenti che il paese ha maggiormente a cuore.
Anfiteatro: immerso nell’area verde del paese, ospita ogni anno spettacoli musicali e teatrali che catturano l’attenzione di numerosi turisti. Nota l’estate cossoinese che richiama artisti di grido del calibro di Edoardo Bennato, Umberto Tozzi o Angelo Branduardi.
Chiesa di Santa Chiara, Patrona Nell’ultimo ventennio del 500 si cominciava la costruzione della nuova parrocchiale di Cossoine, dedicata a Santa Chiara. Di schema gotico - catalano, con abside quadrangolare voltata a crociera costolonata, più bassa e stretta dell’aula, secondo la versione isolana, e navata segnata lateralmente da cappelle, essa subì tra la fine del XVII secolo e gli inizi del successivo il rifacimento del presbiterio e dell’aula secondo moduli classicistici ormai imperanti nell’Isola, che però più che all’ideologia barocca riportano alla temperie plateresca. Il primo, eseguito nel 1696 dal maestro Francisco Tola fu prolungato così da assumere un impianto rettangolare e coperto con volta a botte impostata su una cornice ornata da mutuli e baccellature. Per l’arco trionfale si adottava invece la serie di punte di diamante che costituisce una sigla delle chiese del Meilogu e in generale del Logudoro. Quasi un decennio dopo, nel 1704, si costruivano le volte della navata, in origine coperta in legname.
Chiesa di San Sebastiano Sorge sopra un gran conglomerato di conchiglie e fossili. La facciata si trova sopra un ampio piazzale con gradinate d’accesso. La pianta della chiesa è a croce latina formata da una navata centrale e due cappelle laterali.
Chiesa di Santa Croce: piccolo oratorio risalente al XVII. Durante la guerra fu utilizzato come ricovero per i soldati. Festeggia i riti della croce durante la settimana santa, una volta deposto il Cristo dopo "S’Iscravamentu" in Santa Chiara.
- Testi fornito dalla Pro Loco di COsoine