La città
Pattada (Patada in sardo[2][3]) è un comune italiano di 3 156 abitanti della provincia di Sassari. Appartenente all'antico territorio del Logudoro e più precisamente alla sub-regione del Monteacuto. Fa parte dell'Unione dei Comuni del Logudoro assieme ad Ardara, Ittireddu, Mores, Nughedu San Nicolò, Ozieri e Tula.
Il paese, il cui territorio comunale supera in alcuni punti i 1000 m di altitudine, è il più alto della provincia di Sassari e tra i primi in Sardegna con i suoi 828 metri sul livello del mare del colle di San Gavino.
Immerso nelle bellezze naturalistiche della regione del Monteacuto, il territorio pattadese annovera al suo interno il lago Lerno, fonte idrica anche per molti comuni confinanti, che prende il nome dalla sovrastante montagna: il monte Lerno, che con i suoi 1094 m di quota è il punto più alto del territorio comunale. Qui si è cercato di salvaguardare l'ambiente e dunque la flora e la fauna. Altra vetta presente nel comune di Pattada è il colle di San Gavino, dal quale si dominano i vasti territori del Sassarese, della Gallura e di buona parte della Barbagia. Molto rinomata anche l'acqua delle fontane di Pattada, che è apprezzata per la sua leggerezza e la sua purezza, è celebre nei dintorni la fontana de "Su Cuccuru". La parrocchia ha sede nella Chiesa di Santa Sabina, essa è ricca di elementi architettonici e decorativi dal grande valore artistico come il massiccio portone bronzeo all'entrata principale. La bellezza e la particolarità con la quale, nei vari quadri in cui è suddiviso il portone, sono state rappresentate le più famose scene sacre, lo hanno reso oggetto di attenzione anche da parte dei media.
Nel paese è presente un istituto comprensivo di scuole elementari e medie, al quale fa capo anche una scuola materna, mentre un'altra, la Sant'Anna, fa capo alla parrocchia.
Dopo un progressivo spopolamento, le foreste del Monte Lerno e di tutto il territorio pattadese sono oggi animate da un ben più grande numero di rari esemplari faunistici: il muflone e il cervo sardo stanno via via ripopolando, e non è inoltre difficile scorgere esemplari di cinghiali e lepri. L'aquila reale, il falco, il nibbio, lo sparviero e l'astore sono spesso presenti nei cieli di questa area. Per quanto riguarda la flora particolarmente presenti sono l'agrifoglio e il tasso. In realtà tutta la zona pattadese era in passato più rigogliosa di vegetazione (leccio, roverella) che è stata devastata dagli incendi e dalle deforestazioni. Rimangono solo alcune parti dall'interesse naturalistico tuttavia molto grande.
Le sue origini risalgono all'epoca preistorica, una delle ipotesi sul significato del suo nome dice che esso deriverebbe dal fatto che i vari centri sparsi un po' su tutto il territorio decisero col tempo di unirsi tra di loro per aumentare la propria influenza e la propria forza, strinsero dunque un "patto" (da cui appunto il nome Pattada) dal quale volle però escludersi Bantine, che rimase sempre distaccata dal principale centro abitato. Altra affascinante teoria è quella avanzata dallo scrittore di origine pattadese Bruno Sini, secondo cui il nome potrebbe avere addirittura una origine fenicia, infatti i termini "bath" "ada", che vogliono dire luogo sereno, hanno una notevole assonanza fonetica con il nome Pattada. Secondo il linguista tedesco Max Leopold Wagner, invece, il nome Pattada sarebbe riferito alla posizione geografica del paese e avrebbe il significato di altipiano, già utilizzato in periodo anteriore a quello romano.
Costume tradizionale
Di rara bellezza e importanza è il sito nuragico, tra Pattada e Buddusò, nei cui pressi sono stati riportati alla luce alcuni oggetti appartenenti alla Cultura di Ozieri, cultura prenuragica sviluppatasi in Sardegna. Inoltre, nel territorio è possibile osservare alcune interessanti tombe dei giganti, monumenti funerari di origine nuragica. Durante il periodo medievale, Pattada fece parte della curatorìa di Lerron, nel giudicato di Torres, che in seguito fu conquistata dai giudici di Arborea. Quando l'Isola fu invasa dai catalano-aragonesi, Pattada passò alla signoria di Oliva fino al 1843. In seguito fece parte delle diocesi di Castro. Non lontano dal centro abitato sorgono i ruderi del castello di Olomene presso il quale è stato ritrovato un importante ripostiglio monetale risalente al Medioevo. Erede della tradizione urbanistica medievale, il paese presenta un centro storico dall'aspetto pittoresco, caratterizzato da vicoli e strade in acciottolato sulle quali si affacciano piccole costruzioni in stile Liberty e case in granito che, in alcuni casi, ancora conservano i tipici infissi in legno. Accanto alle abitazioni in pietra sono presenti alcuni edifici dalle sobrie facciate neoclassiche. Il paese è famoso per la produzione di esclusivi coltelli a serramanico (sa resolza). Ha dato i natali a illustri esponenti della poesia sarda, Pedru Pisurzi o Pesuciu (nato a Bantine nel 1707 che viene indicato come il padre dei poeti sardi), Padre Luca Cubeddu, Giovanni Maria Asara meglio noto come "Limbudu" (morto nel 1907).
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